Incontro con le suore Pie Operaie di S. Giuseppe a San Giovanni Rotondo
11-12 maggio 1990
Abbiamo già ricordato che quando Gesù compì dodici anni andò al tempio. Sappiamo quello che é accaduto. E’ stato come ha rivelato a suo padre e a sua madre, che egli doveva essere impegnato per il suo padre celeste.
Se avete fatto caso, le pitture normalmente chiamate icone rappresentano Gesù bambino, non bambino ma adolescente. Da noi, Gesù, per una tradizione che deriva dal primo presepio, possiamo dire presepio vivente, che san francesco come diacono, mai sacerdote, costruì- per dire così– in una Chiesina di Firenze . Ma si trattava di un bambino vero. Era una mamma che si era prestata a portare il suo bambino per ricordare il Natale. Tutta la nostra arte ci presenta Gesù e la madonna -anche i grandi artisti- con Gesù bambino.
E’ un modo di esprimersi. Ma io oserei dire : é sbagliato perché fino a dodici anni Gesù non si é rivelato, come figlio di dio, e quando era piccolo né Maria né Giuseppe non sapevano che egli fosse figlio di dio. Ma le cose sono andate così. Non tocca noi a cambiarle.
Vi dicevo, stamattina che avremmo parlato delle preoccupazioni e delle fatiche che ha compiuto San Giuseppe.
Appena i magi partirono, un angelo apparve in sogno a Giuseppe e gli disse “alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché erode sta cercando il bambino per ucciderlo”: la strage degli innocenti. “Giuseppe, destatosi, prese con se il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto, dove rimase fino alla morte di erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta. “dall’Egitto ho chiamato mio figlio”
Dunque San Giuseppe con la sua famiglia ha rischiato addirittura la morte perché c’é stata la strage degli innocenti. Ma il padre celeste vegliava sul suo figlio e gli ha fatto capire che doveva andare . Non sappiamo per quanto tempo ma é stato straniero in terra straniera. Non abita più la sua casa, non sappiamo quale rifugio abbia trovato e di che cosa abbia trovato per nutrire la sua famiglia. Quindi siamo certi che di disagi ne ha avuti molti. Quali e quanti siano, la scrittura non ce lo dice. Lo possiamo immaginare lontano dal suo paese, in terra straniera. Possiamo essere sicuri che si sarà rifugiato sotto qualche tenda Dove avrà trovato lavoro non lo sappiamo. Fatto sta che é stato un periodo abbastanza lungo di privazioni, di disagi, di tristezza, di paure anche, perché non sapeva quello che gli poteva capitare.
Eppure é vissuto così . Dopo quanti anni, non sappiamo, é ritornato al suo paese, a Nazareth. . Oggi a Nazareth c’é una grotta che la indicano come la casa di Giuseppe. Sopra vi hanno edificato una grande chiesa moderna, si può dire conveniente, ma quando ci sono stato mi hanno fatto notare che la parete della grotta, di questa grotta, sta sgretolandosi perché non é più all’aria aperta Come da noi anche i monumenti più insigni, per l’aria viziata che circola specialmente nelle nostre città che , in qualche modo, diventano non più vivibili, anche i monumenti vanno in malora. Ma queste sono
considerazioni esterne. Oggi la grotta é oggetto di grande venerazione. Abbiamo concelebrato la santa messa Ma quanto durerà? Non lo sappiamo. Questo, si, ci importa ma ha nulla a che fare con San Giuseppe e la sacra famiglia che in quella grotta, si tramanda che siano vissuti.
Ora non sono più nella grotta ma sono in cielo.
E Giuseppe, da quel giorno in cui é ritornato ha incominciato a lavorare per mantenere la famiglia. Il testo dice che faceva il fabbro ma é una parola che si può interpretare in tanti modi. Il “faber” é uno che fa qualche cosa. La tradizione ininterrotta dice che facesse il falegname . E lavorava.
Come dicevo stamattina, certe raffigurazioni, un po’ oleografiche, ci tramandano gli angeli che stanno aiutando a lavorare.
Invece l’impegno di un uomo di fede, come era San Giuseppe, precede non di tanto tempo, certamente di qualche decennio, perché dobbiamo notare una cosa che quando Gesù inizia la sua predicazione pubblica, é stato mandato per rivelare la buona novella cioè che dio ci é padre. Nella mentalità della gente non poteva un figlio, Gesù ormai adulto, avere due padri. Sarebbe stato uno scandalo. Quindi, Giuseppe significa che era ritornato prima al padre. Per questo lo consideriamo come il protettore dei moribondi. Ma
Paolo che interpretava il pensiero del figlio di Giuseppe dice: che si deve lavorare e mangiare il pane col proprio lavoro. Questo lo dice a quelli che
“Sapete infatti come dovete imitarmi perché noi non abbiamo vissuto inutilmente tra voi né abbiamo mangiato gratuitamente il pane, ma abbiamo lavorato con fatica e sforzo, non per gioco, per non essere di peso ad alcuni di voi. E infatti quando eravamo presso di voi , noi vi demmo questa regola: chi non vuole lavorare neppure mangi. Sentiamo infatti che alcuni tra di voi vivono disordinatamente senza far nulla, in continuazione a questi esortandoli nel cristo Gesù di mangiare il proprio pane, lavorando in pace.
Voi, tra l’altro, vi fregiate del titolo di pie operaie di San Giuseppe. Non é che io vi esorti a lavorare perché penso che ognuna di voi, al proprio posto, senta la responsabilità di fare bene, con diligenza e senz’altro anche con fatica, vincendo tutte le ripugnanze e , non dico che guadagnate il pane che oggi non si mangia solo il pane, ma di guadagnarvi qualche cosa d’altro perché voi lavorate per le persone per il regno del Signore . Allora il compito che avete, lo dovete svolgere in questo senso: portando le persone che vi sono affidate verso il Signore . Non con la predicazione, questo é compito del sacerdote e del vescovo, ma con un esempio di laboriosità che compiendo, con diligenza tutto quello che avete accettato addirittura come voto di obbedienza, quello che é il vostro compito.
La suora deve essere una persona matura, una persona, come dicevo stamattina, che é sicura di essere amata dal buon dio, che per amore suo compie, con coscienza ed estrema diligenza, il suo compito. Ogni Istituto ha una sua finalità. Voi conoscete la vostra. Questa mattina, vi parlavo della necessità di preparare i giovani al matrimonio che é un sacramento . Accordatevi tra di voi. Cercate di capire lo spirito della vostra regola
e impegnatevi in questo campo della gioventù che si prepara al matrimonio. Purtroppo
non ho indicazione bibliografica, cioè di libri, di manuali, di opuscoli adatti. Ma, se la madre me lo chiede, io cercherò. E, amano a mano che troverò qualche cosa di utile ve lo farò avere. Non che voi dobbiate occuparvi , mettiamo, del numero dei figli o di altre cose. No. Evangelizzate il valore del sacramento del matrimonio. E poi educate i giovani e le giovani che si preparano al matrimonio, a fare prima un bel esame di coscienza se veramente si vogliono bene, e poi indicate loro due mezzi per continuare a volersi bene: la preghiera, possibilmente fatta insieme, e la santa eucarestia frequente. Con questi mezzi potranno alimentare il loro amore continuo, nonostante la diversità di vedute, nonostante i temperamenti diversi l’uno dall’altro. Sono cose che esistono ma guai se uno, alla prima difficoltà , abbandonasse l’altro! o, perché non ha lo stesso carattere, se ne andasse per conto suo! Di chi sono questi figlioli? Ecco, perché vi dicevo, per questi figlioli, a qualunque età, anche se diventano più adulti, hanno superato ogni segno di pubertà , hanno sempre bisogno di sentire, ma sentirlo con tutto il proprio essere, che da nessuna parte sono ben voluti come a casa propria. Non che debbano sempre rimanere in casa . Vanno a scuola , hanno il loro divertimenti tutto il resto, ma la cosa più cara é ritornare dal papà e dalla mamma che si vogliono bene.
Questo semmai é il compito che almeno alcune di voi si possono prendere é aiutare proprio in questo momento particolare della vita della europea, e di tutto l’occidente. Perché? Giovani che si drogano, giovani che contraggono l’Aids, giovani che vanno via da casa e non si sa dove siano andati, debbono sempre sentire la nostalgia della casa propria che altrimenti é un guaio. Leggevo, pochi giorni fa che in una grande città degli stati uniti i giovani, lontani dalla famiglia, non capiscono più il senso della vita e arrivano al suicidio. Un giovane di liceo, classe, dinanzi ai compagni e agli insegnati, si é sparato alla testa.
Non ha più senso la vita senza la fede! Non ha più senso la famiglia dove questi giovani non si trovano più a posto perché il padre e la madre si sono separati. . . . . .
Il Concilio dice che ogni istituto si aggiorni secondo le necessità del momento presente. Ora, non é che io vi preghi, prego il Signore, per l’intercessione di San Giuseppe e anche della nostra santa Madre, che comprendiate queste cose che, secondo la vostra regola, facciate questo di cui proprio oggi mi pare si abbia estremo bisogno.
Domanda le obiezioni che non vengono che non si sentono perché parlano lontano dal microfono