Fasano, 10-4-1990 Triduo eucaristico in preparazione della Pasqua
Carissimi,
Le parole del Vangelo di Giovanni che sono state annunciate, in certo qual modo, costituiscono il testamento del Signore.
Abbiamo osservato che si passa sempre dalla figura -la vite – alla realtà – Gesù -.
Gesù é la vite e il Padre é il vignaiolo.
Noi che siamo tralci, dal Padre siamo potati.
E’ un’operazione che ormai é stata compiuta nelle vostre vigne.
Il tralcio quando é potato, si può dire piange perché la linfa continua a colare, ma é da questo taglio, da questa potatura, da questo pianto che il tralcio porta molto frutto e frutto buono. E Nei salmi si insiste a dire una cosa molto normale: che il vino fa lieto il cuore di noi, creature umane, ma c’é una letizia che dura un istante, c’é una letizia destinata a durare sempre.
Gesù insiste: “Vi dico queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”.
Siamo nel tempo di passione, nel tempo della potatura. Pare che debba essere tutta una celebrazione di sofferenza, invece, da questa sofferenza che può durare in Gesù alcune ore, in noi un istante oppure anche molto tempo della nostra vita, ma se ci fidiamo della parola del Signore abbiamo questa certezza: che il tralcio tagliato porta molto frutto e il frutto é la gioia.
Nella vita di ogni giorno, in questo mondo, ci sono parecchie gioie, ma ripeto, durano ben poco, invece la gioia che ci comunica la nostra “Vite” é una gioia che dura per sempre.
Perciò, Gesù che si avvia alla passione, non va a vivere una tragedia, non va alla fine, ma come abbiamo osservato tante volte va incontro alla sua gloria, perché non c’é nulla di più grande, di più bello, di più glorioso del dono, che Gesù fa di se stesso per i propri amici che siamo noi.
Proprio in questi momenti della vita terrena di Gesù, chiede al Padre di essere glorificato come lo era da principio, da sempre perché é Dio come il Padre, e la sua croce e la sua morte sono la sua glorificazione perché, ripeto, non poteva fare altro di più grande che dare la vita per i propri amici. Qui é la grandezza, qui ripeto é la glorificazione del Cristo.
Questa glorificazione del Cristo durerà per sempre perché sappiamo che dopo la passione e morte, avviene che Gesù risorge ed entra nella gloria definitiva in cui vivrà per sempre.
Per noi, questa parola “gloria” può avere un sapore quasi profano.
Uno che vuole gloriarsi!
No.
La gloria, la grandezza, lo splendore della sua grandezza e lo splendore della sua potenza attraverso cui salva tutto l’universo, é in Gesù per sempre e quando verrà, verrà nella gloria per accoglierci, perché entriamo anche noi nella sua grandezza, nella sua splendida potenza.
Ecco:
da una parte il testamento di Gesù
e dall’altra l’eredità verso cui noi tendiamo ogni istante della nostra vita.
Gesù ci dà questa sicurezza: chi ascolta le mie parole e le parole del Padre che mi ha mandato, vivrà in eterno. Vivrà per sempre. Abbiamo la fortuna della fede, abbiamo la grazia di fidarci della parola del Signore e ci assicuriamo la gioia -quella del Signore- in questo mondo e la gloria per sempre.
Ecco miei cari, lasciamo che il Padre ci poti, che il Figlio continui a darci ogni giorno…. Se entriamo nella luce di questa fede, adoriamo Gesù presente qui sull’altare; viviamo nella pace della nostra coscienza e nella gioia di non essere soli -come abbiamo ascoltato più volte in queste sere, ma che il nostro Dio é Dio con noi, ed é tanto con noi che ogni giorno può entrare nel nostro tabernacolo che é il nostro cuore.
Erano presenti a Fasano don Bonora e don Cipolla per il tradizionale triduo in preparazione della Pasqua, che don Salvatore aveva ereditato dal Vescovo Ferrari a Monopoli.
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