Per molti anche questo terna sarà considerato un capovolgimento. Da troppo tempo, nella educazione alla vita spirituale cristiana si è puntato tutta l’attenzione sugli sforzi ascetici che la persona umana doveva compiere per progredire nella virtù. Si dedicavano anni e anni per condurre le anime al distacco, al dominio delle passioni, alla fuga del peccato. Purtroppo, per molte di esse il traguardo era vivere in grazia di Dio, cioè senza peccati mortali sulla coscienza: di cristiano forse c’era soltanto la preghiera; la stessa meditazione era ritenuta valida nella misura in cui veniva mantenuto il proposito, il quale corrispondeva a un impegno ascetico.
Oggi fa molta meraviglia che la perfezione cristiana prescindesse da Dio e non fosse ritenuta, come di fatto è, il frutto della salvezza; direi che fa ancora piú meraviglia che a Dio non si riconoscesse l’iniziativa e che non fosse ritenuto lui il protagonista della salvezza in tutte le sue dimensioni.
Il Dio cristiano è il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo. Come abbiamo già visto, sono Essi i protagonisti della divina Redenzione. E’ il Padre, che, nonostante il peccato originale, ha progettato e preparato la salvezza compiuta da Gesú Cristo e che lo Spirito Santo porta a compimento. Il Dio cristiano è un Dio presente, che opera infinitamente e attualmente in ogni istante della esistenza. E’ Dio che toglie il peccato, e la sua grazia non è qualche cosa di negativo (assenza dei peccato mortale), ma è un dono eminentemente positivo: è la partecipazione alla sua divina natura, è la nostra figliolanza adottiva, di fatto e non di nome, è la sovrabbondanza della vita di Gesú e la presenza dello Spirito Santo che ci danno la capacità di amare come Dio ama.
Tutto questo avviene nel mistero, ma è concreto: questo è “mistico”. Solo questa è la mistica.
Poste queste premesse, è naturale che l’azione di Dio nella persona umana sia al primo posto, e la nostra azione sia una risposta, che siamo in grado di dare solo perché animati, sostenuti e resi perseveranti dall’azione preveniente, concomitante e conseguente (come dicono i teologi) dello Spirito Santo.
Un certo malinteso diffuso negli ambienti di chiesa considerava mistico soltanto tutto ciò che era straordinario nella vita cristiana, come le estasi, le rivelazioni private, la capacità di fare miracoli… La vita mistica, invece, è quella del battezzato che diventa sempre piú cosciente di essere figlio di Dio, di possedere la partecipazione alla vita di Gesú risorto ed è animato dallo Spirito Santo. Questa coscienza lo rende attento alle prerogative inaudite della sua dignità di creatura umana e lo impegna in ogni momento e circostanza a realizzare i rapporti che lo riferiscono a ciascuna delle divine Persone, ingaggiando una lotta seria e costante contro ogni forma di idolatria. Questo termine non deve meravigliare. Ciò che Dio non ha mai sopportato è che ci fossero degli dei al di fuori di sé. Nell’Antico Testamento Dio ha tollerato tutto all’infuori della idolatria; nel Nuovo Testamento Gesú è tutto orientato al Padre.
Gli idoli, oggi, si identificano con il nostro io, con le persone e con le cose. Tutto può prendere il posto di Dio; tutto, invece, deve stare davanti a Dio nella verità della sua realtà. Di qui incomincia la vita ascetica: rinnegare il nostro io in tutta la sua profondità ed estensione, difenderci dalle suggestioni delle attrattive multiformi della persona umana, non essere schiavi ma padroni delle cose.
Il nostro io si insinua in tutta la estensione della nostra persona e cerca una dignità e una libertà che non è quella dei figli di Dio: l’egoismo, l’egocentrismo, un fatuo prestigio, imporre le proprie ragioni in modo prepotente, accogliere solamente quelli che ti lisciano o ti idolatrano, essere preoccupati del giudizio degli altri, eccetera. Sono alcune manifestazioni della prima forma di idolatria. E’ certo che lo Spirito Santo interviene per fare luce in tutti questi meandri e con la sua grazia ci dà anche il coraggio e la forza di ritornare, mantenerci e crescere nella nostra autentica dignità e libertà.
L’altro idolo che può sostituirsi all’unico Dio sono le persone. Dalla loro dimensione estetica a quella sensuale, possono prendere un posto indebito e disordinato nella nostra vita. Nell’ambito del costume attuale, è il campo che richiede la massima vigilanza, la disciplina piú costante e le rinunce piú gravose. Ciò che ho appena detto del rapporto donna-uomo può essere illuminante.
Viene spontaneo un cenno sulla castità per il regno di Dio. Anzitutto è necessario tenere presente ciò che Gesú afferma esplicitamente: « non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso » (Mt 19, 11). La castità perfetta è un dono libero e gratuito di Dio. Perciò, commetterebbe una grave imprudenza chi assumesse questo impegno senza assicurarsi di essere dotato di questa grazia. Per mia esperienza, ritengo necessario il consiglio di un direttore spirituale esperto ed illuminato.
La castità evangelica ha il suo culmine nella verginità, la quale, tanto nell’uomo come nella donna, non consiste semplicemente nella integrità fisica, ma deve essere la conseguenza della chiara coscienza di essere amati da Dio e della pienezza dell’amore per Lui e per le sue creature.
Non è la verginità che genera l’amore, ma l’amore che genera la verginità. Una verginità senza amore può sussistere come autodifesa della propria integrità o anche per ragioni morali, ma questa non è la verginità del Vangelo ed è latente il pericolo che diventi una sterilità e che finisca per esprimere persone insignificanti. Con Gesú concludiamo: « chi può capire, capisca » (Mt 19, 12).
Esiste nel Vangelo una reintegrazione della verginità perduta, che consiste nella pienezza traboccante dell’amore per Dio e per i fratelli. « Le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato » (Lc 7, 47); « dovunque sarà predicato questo Vangelo, nel mondo intero, sarà detto anche ciò che essa ha fatto, in ricordo di lei » (Mt 26, 13). Questo mi pare il senso dell’altra affermazione di Gesú: « In verità vi dico: i1 pubblicano e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio » (Mt 21, 31).
L’idolo per eccellenza dei nostri tempi è il denaro. Gesú usa poche affermazioni perentorie; tra le piú esplicite è quella che dice: « non potete servire a Dio e a mammona » (Mt 6, 24). Al guadagno, al profitto, al superfluo si sacrifica tutto. Gli israeliti, quando adoravano gli idoli, arrivavano al punto di sacrificare i loro figli e le loro figlie. Pare una stoltezza, ma non si fa altrettanto oggi? Per un maggiore benessere si chiude la porta alla vita che vuole spuntare, si uccide la vita appena concepita, si comperano le persone per soddisfare la propria libidine, si dà piú importanza alle esigenze del prestigio sociale che a quelle dell’amore dei propri figli, si arriva a compiere i delitti piú disumani. Questo, poi, riportato in campo internazionale, determina le piú gravi situazioni di ingiustizia, che sfigurano il volto della nostra civiltà.
Veramente è necessario e urgente il ritorno al Vangelo. Il cuore umano deve essere animato dagli esempi di Gesú e dalla forza di cui Egli è la sorgente.
Bisogna liberarsi dall’amore ai soldi: questi devono servire ma non diventare padroni. lo sono solito ripetere che è piú degradante l’amore alle cose che quello, anche disordinato, alle persone.
E’ sufficiente accennare alla povertà evangelica. Gesú dichiara: « Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli » (Mt 5, 3). E’ chiaro che un cristiano tiene il cuore libero dalla ricchezza e per garantire questo distacco compie volontariamente atti di generosità verso chi ne ha bisogno.
La presenza di Dio, la certezza del suo amore per noi, la preghiera, i sacramenti conferiscono la grazia e la forza per tenere il cuore distaccato dai soldi: l’idolo dei nostri tempi.
Come si constata, è Dio che deve andare avanti con la forza del suo amore di Padre, di Figlio, di Spirito e, poi noi, sostenuti dalla forza della vita nuova saremo in grado di vivere da figli, da fratelli, da amici e dare così un volto umano al mondo in cui viviamo.
E’ evidente che la mistica è prima dell’ascetica.