dialoghi con le “ex giovani” di A.C. di Monopoli e Fasano
Dio ci ama con fedeltà
e non si pente del suo amore
Oasi S.Giovanni Battista – Fasano di Puglia
Sia lodato Gesù Cristo
Siamo nel vivo di una esperienza che facciamo insieme perché Dio é misericordioso e non guarda i nostri meriti e le nostre virtù o il nostro impegno. Guarda soltanto il suo amore per noi.
E’ facile ripetere che Dio é amore. L’amore di Dio non é una qualità e non é neppure un attributo, come una volta si diceva. L’amore di Dio é un avvenimento. Dio é amore perché ama qualcuno. Dio é amore perché ama noi così come siamo anche nella nostra povertà, nella nostra miseria e nei nostri peccati.
Noi siamo il “termine” che Dio vuole raggiungere con il suo amore quindi,l’amore di Dio é un avvenimento che entra nella storia, nelle vicende del suo popolo, nella nostra esistenza umana. Dio entra nelle nostre vicende perché noi siamo il nuovo e definitivo popolo di Dio.
Per le nostre meditazioni vi consiglio di leggere il Vangelo di San Giovanni ai capitoli 15-16-17.
Dio con sovrana libertà concretizza storicamente il suo amore per gli uomini nella persona del Figlio suo. Gesù diventa la proiezione, la concretezza storica dell’amore del Padre.
Gesù viene dal Padre. Gesù ritorna al Padre. Gesù é nel Padre.
Il Padre e Gesù sono in noi come noi siamo in loro!
Si fa presto a dirlo, ma pensate alla vastità sconfinata e alla concretezza vitale di questo evento:Dio in noi, noi in Dio! Come Dio Padre é nel suo Figlio Gesù Cristo, così noi siamo in Gesù Cristo e nel Padre suo. Per questo diventa il Padre nostro. E che Padre! Estremamente ricco e misericordioso, che non gli importa della nostra miseria, anzi, la nostra miseria é l’occasione per manifestare il suo amore. Dio, appunto, accostandosi alla nostra miseria diventa misericordia, diventa un elemento di vita definitiva che si prolunga per tutti i secoli.
Poiché Dio é misericordia, ci perdona. Non ci perdona come ci perdoniamo noi quando diciamo: – io non gli voglio male, ma non dimentico-. Il Padre ci perdona nel Figlio suo Gesù Cristo che ha dato per noi perché ci ha tanto amato. Lo ha dato per noi non come un semplice dono, ma come una offerta donata fino all’estremo. All’estremo vuole dire: l’agonia del Getzemani, le umiliazioni sofferte e sopportate nella passione. Il dono, quindi, é Gesù flagellato, maltrattato, inchiodato in croce che muore nella più grande desolazione. Il Padre ci pedona al punto di dare così, il suo Figlio!
Quando Gesù sta per spirare per i gravissimi dolori della crocifissione emette il grido “Padre perché mi hai abbandonato”. Non lo hanno abbandonato il popolo o i discepoli. Lo ha abbandonato il Padre suo! Il Figlio nella agonia ha la sensazione viva e dolorosissima di essere abbandonato dal Padre, perché questa é la condizione di chi é senza Dio, di chi é nel peccato.
Noi concepiamo il peccato come una cosa o come una azione. Il peccato, anche secondo san Paolo nella lettera agli Efesini è, essere senza Dio,quindi essere senza radici, senza consistenza, senza pace, senza speranza, senza futuro. Il Padre ci pedona al punto di dare così il suo Figlio! Vedete come ci ama il nostro Dio e come ci perdona
Dio ci ama con fedeltà e non si pente del suo amore. Siamo noi che possiamo diventare infedeli, ma Egli rimane fedele in un modo assoluto. Per molto tempo abbiamo ripetuto: temi Dio che passa e non ritorna! Dio non soltanto passa, ma ritorna. Siamo noi che non sappiamo perdonare. Noi non siamo capaci di convertirci a Dio mentre Dio é totalmente proteso verso di noi. Dio non può non ritornare!
Nei nostri riguardi, il suo é un continuo ritorno: un ritorno assoluto, un ritorno essenziale, un ritorno di vita. Senza questo ritorno non ci sarebbe la Vita. Non c’é da distinguere tra vita e condotta, tra vita spirituale e non. La vita é Dio. La nostra vita è: comunicare con la Vita stessa che é nel Padre nostro, che si é manifestata nel suo Figlio fatto uomo, che é la vita stessa comunicata dal Padre e dal Figlio nel loro Spirito sostanziale.
Lo Spirito Santo non viene in noi “di passaggio”, ma in un modo costitutivo e definitivo. Noi siamo costituiti, nel nostro essere e nel nostro esistere e nel nostro comportarci, nello Spirito del Padre e del Figlio che ci dà la coscienza di essere figli di Dio. Che noi siamo figli del Padre non é una convinzione della nostra intelligenza e neppure della nostra esperienza. E’ una certezza, è una sicurezza che ci viene dallo Spirito che é in noi.
Lo Spirito, come diceva il vecchio catechismo, imprime il carattere definitivo nel senso che imprime una presenza sostanziale, continua, vitale esistenziale dello Spirito di Dio in noi. Il sacramento del Battesimo non é un fatto passeggero per cui passiamo dal peccato alla vita nuova. E’ un momento permanente, assoluto, continuo ed eterno nello Spirito, che ci dà la sicurezza di essere figli di Dio. Questa presenza, garantita dal Sacramento, dà senso alla esistenza. Lui, che é lo Spirito del Padre del Figlio, ci introduce in tutta la estensione della realtà con una conoscenza che non é intellettuale, ma che é la conoscenza di chi ha comunicato totalmente con la persona di Dio, con la persona del Padre.
In questa realtà e in questa conoscenza ci introduce lo Spirito. Da soli non siamo capaci. Gesù dice espressamente: ho molte cose da dirvi ma adesso non le potete comprendere. Verrà lo Spirito consolatore mandato dal Padre, che prenderà del mio e illuminerà nell’intimità della vostra persona tutto ciò che io vi ho detto.
E’ dallo Spirito che noi siamo illuminati per comprendere tutto della vita mondana e della vita celeste, della vita di questo mondo e della vita eterna, di ciò che vediamo e tocchiamo e di ciò che ci é preparato da tutta la eternità: la grandezza di Dio, la sua bellezza, il suo amore, le sue meraviglie. Noi non siamo più capaci di stupirci, di meravigliarci, di esclamare “quanto é bello”, “quanto mi piace” perché siamo dominati dal sapore materiale delle cose e dimentichiamo il nostro essere che ha esigenze profonde, e che solo Dio per mezzo del suo Spirito può soddisfare.
Gesù dice: sono venuto perché abbiano la vita, una vita nuova, una vita vera e in sovrabbondanza; vi annunciamo queste cose perché la nostra comunione sia con voi e sia piena la vostra gioia! Siamo in comunione con il Padre e con il Figlio! E’ l’annuncio di una cosa bella, piacevole, gioiosa. Del vangelo, invece, ne abbiamo fatto un codice di vita morale. E’ troppo facile ed é troppo comodo. Invece é impegnativo e decisivo avere la conoscenza vitale dell’amore del Padre manifestato nel Figlio e realizzato in noi dallo Spirito Santo.
Maria é piena di esultanza, di gioia, di allegrezza perché il suo spirito ha avuto la rivelazione e la conoscenza ininterrotta dell’amore di Dio.
Sostiamo in questa realtà che é dentro di noi in un modo stabile perché Dio é fedele e misericordioso e ci perdona, perché Dio essendo amore é paterno e materno, pieno di tenerezza. Pensiamoci.
Nella celebrazione eucaristica – incontreremo il Padre nel momento in cui ci dona il suo Figlio, – incontreremo il Figlio nel momento in cui ci dona il Padre, – i incontreremo lo Spirito Santo che non solo trasforma il pane nel corpo di nostro Signore Gesù Cristo e il vino nel sangue di Gesù Cristo, ma che trasforma noi perché siamo una cosa sola, come il Padre il Figlio e lo Spirito Santo sono una cosa sola.
Pensate: il concilio nel documento che riguarda la dignità del cristiano dice che, la sorgente e il modello della santità non sono i santi ma é la unità nell’amore del Padre del Figlio e dello Spirito Santo. Questo é il modello esemplare, il punto di riferimento per essere veramente come Lui ci vuole, quando ci dice: “amatevi come io vi ho amato”.
OM 636 Oasi 88
dialoghi con le persone di Monopoli e di Fasano