Carissimi, con molti di voi, come ha detto don Salvatore, ci siamo già incontrati anche se non ho la possibilità di conoscervi personalmente. Ricordo che quando sono partito da Monopoli per andare a Mantova ho detto che – e questa è una esperienza – quando si allargano le famiglie, quando si moltiplicano i figli il cuore non rimane nelle stesse dimensioni ma si allarga, tanto quanti sono coloro ai quali si vuole bene e tra i quali si spera di ricevere il bene.
Noi diamo troppa paca importanza al ricordo, eppure il ricordo è lo strumento che abbiamo, soprattutto nel nostro cuore oltre che nella memoria, di rendere presenti tutti quelli con i quali ci siamo incontrati. In questo momento sono invitato a parlarvi della famiglia.
La famiglia è stata costituita da Dio stesso nel momento in cui ha plasmato l’uomo e la donna. Il primo comandamento è questo: crescete e moltiplicatevi. Non è una moltiplicazione aritmetica. E’ una moltiplicazione affettiva, una moltiplicazione di vita, una moltiplicazione di vite nuove.
Sempre riferendoci alla Bibbia noi ci incontriamo in questo fatto non sufficientemente catechizzato anche per colpa mia. Dio si elegge, tra tutti i popoli, il popolo di Israele come suo popolo particolare, come sua eredità. I profeti e i santi insistono nel dire che Dio è lo sposo del suo popolo per dire che al suo popolo vuole bene e insistono così: “se ci fosse una donna che dimentica il frutto della sua vita, io non mi dimenticherò mai del mio popolo.
Dio non cambia! Quando ha mandato il suo Figlio per essere il nostro salvatore ha voluto salvare prima di tutto la famiglia. Abbiamo continuato a predicare che Gesù Cristo è venuto a salvare le anime. Gesù è vento a salvare le persone! Ed è venuto a salvare soprattutto l’amore vicendevole degli sposi.
Gesù non ha fatto soltanto delle raccomandazioni. E’ facile fare delle raccomandazioni! Stiamo attenti noi e voi a non fare raccomandazioni. Gesù, venendo su questa terra, dice che i suoi discepoli non possono essere tristi, non devono digiunare dal momento che lo sposo, Gesù, è in mezzo a loro. E’ in mezzo a loro a fare che cosa? E’ in mezzo a loro proprio perché si verifichi il progetto della creazione.
Per questo è salito in croce, come meditiamo in questo tempo di quaresima, e soprattutto è risorto. Non è questione di mortificarci per ottenere, di astenerci per ricevere. E’ questione che, attraverso la sua morte, è arrivato al culmine della vita, di una vita nuova, con il risorgere dai morti.
Non c’è nessun episodio nei vangeli che riguardano la vita terrena di nostro Signore Gesù Cristo, del figlio del Padre, che non sia così dettagliatamente e insistentemente descritto come la risurrezione. Paolo dice: se Cristo non fosse risorto sarebbe vana la nostra fede, sarebbe vana la nostra predicazione. Noi dobbiamo tenere conto di questo fatto.
Per noi che siamo battezzati, che siamo cresimati, che riceviamo la santa eucarestia, cosa avviene? Avviene che per l’azione di grazia, per l’aiuto che ci viene dalla incarnazione, passione e morte e risurrezione del Figlio di Dio, noi abbiamo la capacità di passare dalla morte alla vita, nel senso di passare dal peccato alla vita nuova, alla vita nuova che è quella di partecipare – nientemeno!- che alla stessa natura di Dio e, di questa natura di Dio, noi che per il battesimo siamo diventati suoi figli, ne abbiamo la pienezza.
Però ,come già ha accennato don Salvatore, veramente oggi nel mondo la famiglia è in crisi, ci sono difficoltà a stare insieme, ci sono difficoltà ad avere figli. Quel crescete e moltiplicatevi diventa il comandamento più difficoltoso. Non è questione di castità. Noi ci incontriamo volentieri con le famiglie perché abbiamo conoscenza, sappiamo per sicurezza che Gesù Cristo non vi abbandona mai, che Gesù Cristo ha voluto essere il Dio con noi, il Padre con noi, il Figlio con noi, lo Spirito con noi: la vitalità del Padre e del Figlio con noi. E’ per questo che noi dobbiamo essere liberati da qualunque senso di solitudine che non è soltanto degli anziani, ma è anche dei più piccoli, ed è di tutti.
Se noi abbiamo la sicurezza che Gesù è la manifestazione storica e palpabile che Dio è con noi, noi dobbiamo trovare conforto nello stare con Gesù Cristo almeno nei momenti della preghiera, in particolare nei momenti in cui partecipiamo al sacrificio di Gesù, che è il memoriale della sua morte e risurrezione, e pensare sempre che abbiano la grazia di essere figli di Dio, di partecipare alla sua vita che é amore.
L’amore in noi, creature umane, non può essere infinito ed eterno. Il nostro amore é un amore umano che va soggetto ai nostri umori, alle nostre contrarietà, a qualunque difficoltà che ci può essere tra marito e moglie. Dobbiamo avere la fede nella potenza di Gesù Cristo, nella grazia depositata nella sua chiesa, non la chiesa dei muri ma nella chiesa viva costituita dai credenti.
Mi pare che fin dal tempo in cui ero in mezzo a voi è stato specificato che la chiesa non è il papa soltanto, non sono i vescovi da soli, non sono i preti da soli, ma tutto il popolo di Dio, perché noi, tutti insieme, siamo la chiesa. Non é che noi siamo chiesa e voi nò. Non è che voi siete popolo di Dio e noi nò. Se vogliamo salvarci, sia nella vita presente e dentro di noi stessi, dobbiamo riferirci, tutti, tanto il papa come l’ultimo battezzato, proprio al battesimo, proprio alla forza dello Spirito che viene dalla confermazione, proprio a quel modello e soprattutto a quella sorgente che è la santa eucaristia.
In questo modo possiamo superare tutte le difficoltà e rispondere al comandamento del Signore il quale, quasi come un testamento, ha lasciato queste parole “amatevi come io vi ho amato”. Come ci ha amato Gesù? Salendo in croce per amore di noi e non per morire, ma per risorgere. Così noi dobbiamo avere lo stesso amore vicendevole. Dal momento che siete insigniti del sacramento del matrimonio io faccio questa preghiera – non una raccomandazione – amatevi come Cristo ci ha amati e questo sarà fonte di gioia nonostante le difficoltà e gli ostacoli, nonostante la mentalità del mondo di oggi che è una mentalità di morte e non di vita. Voi per voi stessi, per la vostra famiglia e per i vostri figli dovete vivere non nella civiltà della morte ma nella civiltà della vita.
Fasano, chiesa matrice, 4 marzo 1990
OM 724 Fasano 90